Bile

Serenamente guardo verso l'orizzonte,
in mano un cappio d'oro, legato sul ponte,

le strade molte,
il fiume uno solo,
scorre,
sotto terra, sopra i monti, in mezzo alla selva

lo seguo senza bagnarmi da sopra,
mentre volo, scrollandomi di dosso la melma.

 Mi scontro col mondo,
scruto il fondo e faccio un passo indietro,
il mio sorriso cambia
 si tramuta in una smorfia di vetro,

gli occhi sfere di cristallo ripiene,
di monumenti e neve,
convertiti da strumenti per Vedere,
a propulsori che pompano ruggine nelle vene.

L'ansia e la disperazione,
proiettano un futuro incerto,
un deserto di desolazione.

Siamo la mente,
ne sono cosciente,
ma i miei ingranaggi sono inceppati,
c'è qualcosa che li blocca,
se cerco non trovo niente.

 Solo detriti organici del mio passato,
una barzelletta sadica che rimbomba isterica nella mia scatola cranica,
come una bomba nucleare che annienta uno stato,

l'esplosione devasta sul momento,
si cancella il sangue con il cemento,

ma le radiazioni si propagano nel vento,
ramificazioni pandemiche, rabbia a tradimento,
accieca il mio cervello, flashbang, l'allarme è spento.


Sull'orlo di questa terra piatta che finisce sull'oblio,
circumnavigo tutti i mari, tra mostri mitologici e altre navi alla ricerca dell'Io,
non sono certo finisca tutto, ma le leggende che circolano m'hanno distrutto,
cerco una rotta col cannocchiale, c'è troppa nebbia e mando in ricognizione il mio corpo astrale,

peccato abbia paura,
intrappolato nella paranoia, nascosto nel cavallo di Troia
i demoni dormono ma lui non si azzarda,
testa codarda, spirito d'aborto di neonascituro deforme presso Sparta,
non volto la carta,
non la prendo in mano, scimmiotto Siddharta.


Gli anni si susseguono come colpi a vuoto,
pallottole incendiarie che finiscono nel fuoco,
il fiore di loto appassisce mentre nuoto, per ghermirlo,
più che in uno stagno sembra di essere nella tela del ragno,
incollato al mio destino, paralizzato,
otto zampe pelose scattano verso di me,
attendo di essere fagocitato.


"Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?"
io compongo la colonna sonora della mia malinconia su di un pianoforte immaginario,
scrivo i miei sogni su di un diario, lo lancio in pasto ai pirati della psiche,
dal loro veliero masticano la carta con le loro bocche pelose, umide e nere che sembrano fiche,


queste righe che scrivo sono righe che non faccio scendere sul mio volto,

figlio di puttana, sei solo sperma, restituiscimi il maltolto.








Commenti

  1. Nonostante sia molto bella, spero che arrivi presto il giorno in cui smetterai di rispecchiarti in queste parole...

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari