Necropolis Parte terza - Morte?

L'umano sogghignò,
si scrocchiò le dita di entrambe le mani e poi il collo, proprio come il tipo tosto di un qualsiasi film d'azione.

Per un attimo provai invidia, l'avessi fatto io, mi sarei ritrovato decapitato a rotolare su un tappeto di dita rinsecchite.

Ero pronto a farla finita, 
forse sarebbe stata davvero una liberazione,
non avrei più dovuto preoccuparmi di tenere insieme i pezzi marcescenti del mio corpo innaturale. Ero stanco, gli anni mi pesavano addosso come incudini attaccate con degli uncini arrugginiti alla mia pelle straziata.

Volevo riposare in pace, dissolvermi nel nulla, tornare polvere. Andare in paradiso o all'inferno, non era importante cosa sarebbe accaduto, anzi la curiosità rafforzava di secondo in secondo la mia voglia di morte definitiva.

La reincarnazione mi sembrava una stronzata.
In cosa mi sarei potuto reincarnare se avevamo spazzato via ogni traccia di vita come cavallette impazzite.

Non so se qualche insetto o qualche animaletto era sopravvissuto all'orrore, sicuramente qualche fungo e forse qualche scarafaggio cazzuto. Sta di fatto che non c'erano i numeri per accontentare tutti i morti e farli reincarnare, semplicemente perchè la morte aveva vinto, era in netta superiorità numerica.

Il paradiso non era fatto per gli zombi, avevamo peccato, oh sì se avevamo peccato, la gola era il nostro punto debole. L'inferno? Non credo ci fosse più posto, e comunque il dolore fisico non era più una grande preoccupazione, e qualche fiammella non mi faceva certo paura.

No, non ero certo un individuo spirituale, ne avevo avuto di tempo per riflettere, per pensare a qualsiasi epilogo, per cercare di comprendere cosa fosse più logico, ma io stesso ero la prova vivente che era impossibile spiegare il grande mistero della morte. Quello che più mi sembrava vicino alla realtà era lo spegnimento di questo folle meccanismo chiamato cervello. Ero un impulso elettrico che doveva smettere di propagarsi, una scintilla ribelle che continuava ad animare la mia carne sfinita.

Ora ero lucido, illuminato.



Guardai il tristo mietitore incombere su di me, tesi quello che restava dei miei muscoli facciali mimando un sorriso scheletrico.
La serenità che trapelava dai miei occhi fece infuriare il Vivo che con un guizzo inaspettato mi fu addosso.

Caddi a terra all'indietro schiacciato al pavimento dal suo peso, le costole scricchiolarono e si spezzarono verso l'interno, mentre l'uomo in preda a una furia distruttrice mi addentò la gola strappandomi la trachea, mentre con una mano mi afferrò le costole sporgenti e le tirò fuori spezzandole verso l'esterno, le estrasse e le sbattè contro il muro.

Mentre il mio carnefice smembrava la parte superiore del mio corpo, evitando accuratamente il cervello per rendere la mia morte atroce e dolorosa, io degustai ogni singolo attimo con intensità.

Non era dolore così come lo conoscevo quando ero un uomo vivo, per quel che ricordavo, era strano, era assolutamente strano sentire la mia carne fetida percepire una sensazione così forte. Sembrerà ironico, ma mentre quel diavolo mi faceva a pezzi, io mi sentivo vivo, provavo sensazioni fisiche nuove, eccitanti. Avessi avuto un cazzo in buone condizioni sono sicuro che mi si sarebbe rizzato come un cobra all'erta.

Mi si ribaltarono gli occhi, l'estasi sanguinaria mi stava facendo vibrare ogni singolo muscolo ammuffito, ogni vena rinsecchita, ogni brandello di pelle dura, per un attimo ebbi la sensazione che il mio cervello non fosse stato mai così attivo e gonfio di vita, neanche prima che il contagio mi reclutasse.

Qualcosa andò storto però,
 riaprii gli occhi,l'umano mi guardava indignato, quasi schifato, eppure era interamente ricoperto delle mie interiora e dei miei liquidi necrotici. Non capivo, lo fissai sfinito negli occhi e di colpo questo sbraitò:

"Ma che cazzo fai?! ti sto squartando e tu godi???Io ti sto togliendo quel briciolo di vita che ti è rimasto e tu godi figlio di puttana??!! Ma che merda!"

Si alzò di scatto e imprecando tirò un pugno contro il muro di ferro,che fece scaturire ulteriori imprecazioni.
Urlava impazzito, si sentiva impotente, l'odio lo stava divorando, sbavava e scalciava, mi venne vicino e urlò:

"Che cazzo dovrei fare ora?! ammasso di merda schifosa che non sei altro!"

Lo guardai per un attimo poi risposi:

"Uccidimi..facciamola finita."

Pochi secondi dopo, mi resi conto che non avendo più la trachea attaccata alla testa non potevo parlare e avevo solamente mosso le labbra.

Provai a pensare, ma ero ancora intontito dal piacere, poi mi accorsi che l'uomo stava ridendo, capii che aveva capito, poi fu un attimo. Mi saltò di nuovo addosso e afferrandomi da sotto il mento mi strappò la testa dal collo o dal poco che ne rimaneva.

Mi portò con le mani di fronte alla sua faccia e sorrise, per un attimo pensai:
"Che cazzo fa? vuole baciarmi?"

Poi mi resi conto che non era sua intenzione, ma che anzi mi stava per usare come pallone da calcio.

Ogni calcio fu terribile.

Lì era diverso. Il mio cervello soffriva davvero. Non era come il resto del corpo sotto una costante anestesia mortifera.

Credo mi uscì anche una lacrima, che s'era rintanata in qualche antro oscuro del mio cranio, mentre venivo martoriato da quel famoso e antico gioco.

Il bastardo mi prese per i capelli e si diresse verso l'esterno, appena fuori mi diede l'ultimo calcio che mi sfondò l'occhio sinistro e mi fece volare sul vialetto, l'impatto con il cemento della strada fu tremendo. Stremato, adagiato sulla guancia destra e semicieco notai che era arrivato qualcuno, anzi c'era una vera e propria folla che circondava il calciatore folle.

Era arrivata la Necropolizia.

Lenti e stupidi come sempre, ma erano arrivati, e brandivano le loro lance intrise di pus zombi con scarsa convinzione.

L'uomo era più forte, ma ormai era stanco e i Necropoliziotti erano una trentina minimo, fu lui a gettarsi su di loro e firmare così il suo arruolamento nell'armata non morta.

Mentre ne assaliva due, gli altri da dietro lo infilzarono sulla schiena e sulle gambe, lui urlò impazzito:

"Non potete vincere! Non potete vincere ancora! Parassiti merdosi!"

poi cadde in ginocchio e per lui iniziarono i dolorosi sintomi della metamorfosi.

Vomitò sangue sull'asfalto.

Smisi di guardare e provai a richiamare l'attenzione di qualcuno, ma non potevo urlare. 

Sbarrai gli occhi.

Ora ero una testa.
Pensieri angoscianti ricominciarono a invadere la mia mente.
La noia mi avrebbe torturato per l'eternità, non potevo più fare nulla, non potevo comunicare, non potevo suicidarmi..

e il peggio era che a Necropolis...

l'eutanasia era illegale.










(continua?boh!)




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