VITREO

Chimica di ceci,
sgranocchiati feroci,
cronache di croci e cronache di voci.

Racconti loquaci,
per voi stolti seguaci,
siate quel che siete,
senza bramare elogi.

Orologi senza pregi,
fregi di rilevi,
sculture senza sede, senza nome,
viti e veli.

Veli di maya,
borotalco a colori,
sui miei ultrasuoni leggeri,
regina di cuori.

Stipiti e stipsi,
artistica eclissi,
ellisse di Ulisse,
di quello che visse.

Strinsi stanze impenetrabili,
nel fumo più bianco,
occhio limpido e stanco,
vacuo nel branco.

Assalgo i miei demoni alati,
risalgo correnti in mondi allagati,
viaggio in raggi cosmici eroici,
schiere di vomiti e pugni sui gomiti.

Creature stolte, goffe,
sinuose di percosse,
ossa di pellerossa,
lamenti nella fossa.

Misteriose ombre,
 che strusciano nel fuoco,
danzatori per gioco,
del rito del non luogo.

Vetro.
Scossa.
Elementi senza paura,
vitreo come il cobalto,
il carbone diventa una cura.

La cultura dell'arsura.






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