Ziggurat

Scindi la scheggia d'arcobaleno in lacrime di zaffiro,
e immagina,
un confine impossibile da valicare,
fluido e verde radioattivo,
spandersi, come visioni ipnagogiche,
all'orizzonte sotto le mie sopracciglia.

I battiti del cuore a pile,
delle mie dita psicotrope,
si riflettono sulla mia retina,
come fucilate geyser.

I miei istinti santi vibrano,
la mia energia prende fuoco nei colori e nel segno,
e m'impregno di fiamme e freddo.

M'impregno, informale
e costruisco ziggurat,
sulle ali di un gufo meccanico,
di legno e ferro,
che solca i cieli dell'impossibile.

Crepito in un nido di scintille cosmiche,
tra la pagliuzza e il rosso carminio.

Verticale,
come un triangolo equilatero.

Come uno scheletro,
in un feretro.

Come falene in gabbia.

Arrugginita. 







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