Come una ciliegia

Senti quest’odore di vetiver e croste da insolazione
inondarmi la faccia
rispondermi alle domande
tipo ingombranti profezie 
scomode, tattili 

parlami di metodi e concezioni
del tuo metodo di parlare
mento se dico che mi sfuggi
salti da un punto a un punto vuoto

e sei un pugno russo e rosso
che asperge grano e germi di Settembre
sulla nostra schiuma avida 
di tempo e setticemie.

Il tuo imbarazzo si sbarazza
dei feticci tra le tue braccia 
e solo un catione esposto
a grondarti sulle ginocchia

quando starnutisci torni piccola
come una ciliegia

ciliegia enorme
siamo andati a parare per le colline
ma tu avevi occhi solo per il polline
e non vedevi più la strada

Con mezzo litro di antibiotico in corpo
e un sole troppo rotondo e storto
allungato a falce sulle tue guance.

E intanto mi sanguina ancora la gengiva
sento ancora il sapore,
tu qui inodore
e il treno che da Santhiá 
il treno che da per cui

monotonia delle mie vertebre altrimenti
degli altri venti
degli eventi belli ma tremendi.

Sono venuto e ora torno
non più contratto 
e senza pensare troppo

Meraviglia che guarda alle Prealpi,
la tua stanza è un convento per i grilli
e l’assordante silenzio reso glauco dal vento 
entra nel buio intonso del nostro letto

non ti vedo ma ti percepisco
sento il mio respiro tornare indietro
I nostri rami che si avvinghiano
e si fanno spazio.

Non c’è più calcare
Questa acqua è pulita
questo sedile trema e io no
questo vetro che scricchiola

Tantissimi girini neri
a sistemarsi sulla riva 
e un commando di tartarughe
tranquille prendono il sole 
immobili
resistenti.

 


Commenti

Post più popolari